BALLABIO:
MUSICA,
BANDIERE, ERBA
DUE
GIORNI DI COMUNISMO.
Re
nudo 25 ottobre 1971 – nr. 8
A
mezzogiorno tre ore prima dell'inizio, c'erano già quasi duemila
persone sul prato. Ma <persone> non rende bene l'idea: erano
duemila compagni, duemila amici, amici con i quali se ci si trova per
caso in un gruppo, sul tram, al cinema, eccetera, si trova subito uno
sguardo d'intesa.
È
stato a questo punto che abbiamo capito che il festival era riuscito:
nonostante tutti i pessimismi, le paure, il terrore di commettere uno
sbaglio, di capitare in due giorni di cattivo tempo e di trovarsi con
il culo per terra.
Tre
ore dopo c'erano almeno cinquemila persone: sacchi a pelo, gruppi già
formati, altri in via di formazione; c'erano i giovani della
<cintura> di Milano, quelli di Brera, quelli di Lotta Continua
che se ne erano fregati delle indicazioni di alcuni dei loro
dirigenti e che erano venuti su come gli altri, quelli che non
credono che la musica freefolkpop sia una cosa che se piace ci si
deve vergognare, che si deve essere orgoglioso solo di fare il <vero>
militante, serio, preparato, sempre davanti alla fabbrica; che se poi
a quelli più giovani piace un prato, aria buona, un panino e un po'
di musica allora è un Hippy che per i gran capi è poco meno che un
delinquente. Una frase come questa può apparire qualunquistica: ma
chi la vede cosi non ha chiara la distinzione fra vecchio e nuovo
modo di fare politica.
È
un modo vecchio cercare di convincere (volevo dire tirlupinane, ma
riconosco la buona fede di costoro) la gente che farà o prepareràla
rivoluzione distribuendo principalmente immagini di rivoluzionari
inevitabilmente tristi e pallosi e che non la faranno riunendosi in
10000 ad ascoltare musica loro, fuori dai condizionamenti
dell'industria discografico musicale, in una atmosfera di consumismo
(nei fatti non a parole) e di solidarietà come raramente si trova
nelle manifestazione o nei gruppi. E poi, e qui un brivido di
raccapriccio corre nelle religiose represse spine dei religiosi
repressi leaders, tutti fumavano.
Non
Marlboro o Kent naturalmente; oppure Gitanes o Gauloises che fanno
venire subito il fiatone quando si scappa con i poliziotti al culo.
No, si fumavano joints, erba, chilums, eccetera. Si fumavano droghe.
Si fumava hascish o marijuana: le sigarette passavano di mano in
mano, tra persone che pochi minuti prima nemmeno si conoscevano, tra
lo sguardo attento e impotente dei porci, quello incerto dei
lottacomunisti, quello vacuo e ottuso dei ragionieri di Lecco e
dintorni saliti con gilet di maglia e cravatta, e in alcuni casi con
moglie e bambini a vedere gli <hippies> e i capelloni.
E
le spie non potevano fare nulla: erano decine, e gli altri quelli che
commettevano vari reati: fumavano, si divertivano, erano allegri
–tutti delitti gravi in questa società – erano migliaia. E
queste migliaia non hanno avuto nulla da temere finchè sono stati
insieme. Insieme si è forti, <insieme si vince>. Solo quando
alcuni hanno cominciato a ritornare alla spicciolata, sgranandosi
lungo i sessantadue chilometri da Ballabio a Milano la polizia ha
potuto intervenire, intimidire reprimere:
trecento
i fermati, tre gli arrestati. Probabilmente questi ultimi erano già
stati identificati dai guardoni in borghese, seguiti fino alla
macchina, poi la targa era stata comunicata via radio ai blocchi
stradali.
Bravini
questa volta. Se faremo, e lo faremo, un altro festival apriremo
meglio gli occhi, le orecchie, e all'occorrenza un canile per i
canipulotti.
IL
MESSAGGIO CHE PUBBLICHIAMO QUI, AVREMO DOVUTO LEGGERLO AL FESTIVAL,
MA LA CENSURA DEL CARCERE L'HA TRATTENUTO IMPEDENDO CHE ARRIVASSE IN
TEMPO.
“
Compagne e compagni
non
abbiamo notizie precise circa il vostro raduno. Tuttavia ci è
gradito far giungere a voi tutti un saluto, nostro e di altri
compagni detenuti. La funzione dei festival è stata ultimamente
sfruttata, come spesso accade a tutte le manifestazioni spontanee
giovanili.
Il
fatto che al vostro raduno non partecipino noti complessi, che non
esitano a vendere la loro merce a gruppi editoriali borghesie a
impoverire l'immaginazione del pubblico cristallizzandone ogni
possibile forma di creazione e spontaneità, dà garanzia di serietà
del vostro raduno.
Noi,
pur essendo in carcere, non siamo insensibili a queste iniziative che
hanno una enorme importanza al fine di creare un movimento
alternativo alle strutture di spettacolo borghese.
Siamo
pienamente d'accordo e solidali con la campagna che da tempo <RE
NUDO> conduce contro lo sfruttamento organizzato dalle forme di
espressioni e di manifestazioni giovanili.
Questa
società di merda, con la creazione di miti sostenuti dai suoi mezzi
di informazione, non esita a ridurre a merce -con relativo prezzo- la
nostra immaginazione artistica e creativa.
A
nostro avviso riteniamo giusto insistere nella campagna che è stata
condotta sotto la parola d'ordine:
<il
biglietto non si paga, lo si prende!>
E'
un modo, questo, di fare politica e lottare tutti insieme per una
società con un volto più giovane, più umano.
Salutiamo
tutti, a pugno chiuso.
Sante
Notarnicola – Carlo D'amario
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