giovedì 17 marzo 2016

IL LINGUAGGIO BESTIA

Fu Bruno a mettermi in testa il linguaggio bestia: una lingua inventata dal suo amico americano Michael McClure, un tipo abbastanza fuori della beat generation.
Bruno non apparava mai. Era uno che fuma sempre a scrocco. Noi lo accettavamo sempre e comunque, perché ci faceva aumentare lo sballo con i suoi discorsi seri e inauditi. In alcuni casi ci faceva viaggiare oltre le irte barricate del senso comune, condiviso.
Bruno era veramente fuori. E lo era da un bel pezzo. Da quando gli venne, a detta sua, un forte mal di testa.
Prima del mal di testa era un tipo intraprendente, aveva molto fascino e tutti quanti ambivano a diventare suoi amici, e tutte quante se lo volevano scopare perché era molto sveglio e si faceva rispettare nel quartiere. <craaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaacc

kkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkkk!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!>
Il suo cervello se ne andò verso la fine degli anni '60 in una festa psichedelica a Ibiza. O forse sono state, come dicono in tanti, tutte quelle pellicole fotografiche a colori che si leccava.
<Voi ragazzini vi sballate per cazzeggiare. La droga è una cosa seria, non si scherza.> ci diceva ogni volta mentre tirava la canna come un ossesso: sempre come se fosse stato l'ultimo atto della sua vita. Parlava sempre e non la passava mai. < Se vi sballate così non vi resta nulla. Dovete fare attenzione alle percezioni che vi procura. Dovete introiettare l'energia e farne memoria, così che possa continuare la sua azione anche oltre lo sballo>.
<Vi insegno come fare>. Fu una notte molto promettente quella. <Dovete salmodiare l'Om trecento volte insieme a me> ci disse.
<che cazzo vuol dire Bruno 'sto salmone.> gli fece Rino, un po' spazientito, mentre guardava penzolare la canna dal suo labbro. Bruno quella volta, molto stranamente, non si infastidì, come spesso accadeva quando veniva interrotto nei suoi discorsi, anzi, con gli occhi spaventosamente aperti e con le pupille rivolte in alto a far diventare i globi quasi del tutto bianchi e la canna sempre più rovente in bocca, quietamente ci disse:< dovete chiudere gli occhi e ripetere insieme a me queste parole: Aum mani padme om, aum mani padme om, aum mani padme om, aum mani padme om, aum mani padme om, aum mani padme om, aum mani padme om, aum mani padme om, aum mani padme om, aum mani padme om, aum mani padme om, aum mani padme om, aum mani padme om, aum mani padme om, aum mani padme om, aum mani padme om>.
Pino improvvisamente sorvolava come un'aquila reale le distese sterminate del Nebraska. Paolo era sopra una vecchia Harley Davidson e percorreva un lungo viale profumato dai tigli in una giornata di sole accecante e indossava un paio di occhiali Ray-Ban tipo i Chips. Rino faceva del sesso con una cubana dal pelo rosso: è sempre stato il suo sogno. Giancarlo diminuiva gradualmente la frequenza del suo tic rattofobico: si girava sempre indietro per paura che qualche topo grosso gli morsicasse il culo, come già gli era accaduto un anno prima sopra gli scogli a Pozzuoli. Lillo era quello che ci credeva sempre più di tutti e come a suo solito non disse nulla. A me invece venne in mente il linguaggio bestia; quella lingua strana.
Accadde che un giorno incontrai Bruno per strada. Stavo andando in biblioteca. Lui pretese che gli offrissi il caffè e così glie l'offrii.
Mentre stavo per andarmene, mi diede una cassetta gialla su cui c'era scritto a pennarello e in pessima calligrafia: “Il tantra del fantasma”. Era la registrazione audio di poesie scritte da quel suo amico di San Francisco, che Bruno traduceva e interpretava e per qualche soldo vendeva in giro.
Mi disse solo: <questa è roba seria.> e poi si dileguò.
Nello zaino avevo messo il mio usuratissimo walkman. Quindi strada facendo misi la cassetta e incominciai ad ascoltare:
<GUUUUUUUUR! GRUUUUUUUUUUUUUUUUH! GOOOOOOOOO RUUUUUUUUUUUUUH! PAUFF! RAHH! BLAHHR!>.
Una serie di vocalizzi inumani. Da animale rabbioso.
<I VANI DELLE PORTE SONO GIARDINI SPOGLI DI FRESCHE OMBRE!
GLI INGRESSI SONO GIARDINI DELLA FUTURITA'! GAHRUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUH! GAHRUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUH!>.
Nei giorni a venire l'ho ascoltata e riascoltata. Praticamente non ho fatto altro che ascoltare quella cassetta per una settimana intera. Quella lingua insulsa riuscì a farmi vedere la realtà per quello che realmente era. Bastava doppiare ciò che vedevo con le parole bestia contenute nella cassetta e tutto poi cambiava di significato.
Si può dire che d'improvviso capii. Capivo il telegiornale per quello che realmente era. Capivo i film porno. Capivo i miei genitori. Capivo il mio professore di disegno dal vero. Ecc. ecc. Insomma, tutto diventava fondamentalmente capibile, semplice, quasi banale.
Ancora oggi, a distanza di anni, se qualcosa mi resta difficile o parlo con qualcuno che si esprime in modo molto complesso

 penso al linguaggio bestia.



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