lunedì 14 marzo 2016

RE NUDO: COSA E' IL "MOVIMENTO".


 
COSA E' IL “MOVIMENTO”.
Settembre 1971 – nr. 7






Non siamo un gruppo politico né lo vogliamo diventare. Siamo movimento, o meglio, siamo interni al movimento che potenzialmente e di fatto esiste già oggi nella situazione italiana. Noi crediamo che il movimento non si identifichi ne sia esterno per definizione ad alcuna delle organizzazioni rivoluzionarie esistenti. Per la sua stessa collocazione oggettiva il movimento taglia orizzontalmente tali organizzazioni: le discriminanti sono gli stessi argomenti che trattiamo. Ci sono dei compagni di gruppi rivoluzionari che sentono di essere dentro a questa tematica, altri, negli stessi gruppi si considerano fuori. Il movimento comprende i giovani ribelli dei quartieri, delle fabbriche, i giovani immigrati che il capitalismo trasforma in teppisti e che vanno ad affollare le carceri, i matti col pugno chiuso che abbiamo incontrato a Mombello, gli studenti medi scazzati dalle egemonie ideologistiche e vuote di questo o di quello, gli apprendisti che si sentono disadattati come è disadattato l'operaio Fiat: tutto questo è movimento.
C'è un elemento comune che ci unifica: il fatto di essere giovani. Non diciamo che <i giovani sono una classe> come hanno detto ai loro tempi certi minchioni; è però una verifica che chiunque può fare come siano tutti giovani gli operai, i proletari, gli apprendisti, i disadattati, i carcerati, tutti i compagni che lottino, che vogliano vivere in un mondo nuovo. Sono giovani coloro che rifiutano lo schema <casa-fabbrica-casa> o <casa-sezione-casa> o ancora <casa-scuola-casa>, dove la politica viene fatta in fabbrica, in sezione, a scuola e basta. Sono giovani i compagni che sempre di più rifiutano di alienarsi in una militanza <a tempo pieno>, <a mezzo tempo> o <a ore>, perché si rendono conto di quanto sia esterno questo modo di fare politica alla propria condizione: quanto poco li coinvolga esistenzialmente.
Come abbiamo già detto (Re Nudo N. 6 Editor.) fino a che non si supera la scissione tra lavoro politico e vita esistenziale, l'impegno dei compagni, dei militanti o sarà alienante o non sarà; cioè durerà ben poco.
C'è un compagno tutta-fabbrica che stà arricciando il naso; compagno tutta-fabbrica che arricci il naso, non è forse vero che i giovani proletari coi capelli lunghi che vedi ai cancelli della Fiat, nelle occupazioni delle case, agli spettacoli pop (ah già che tu non ci vai), non è forse vero che questi proletari sono diversi dai loro genitori, pure operai, pure proletari, magari iscritti al PCI? Lo sono, certo che lo sono, per tutte le cose: per la lotta dura, per l'amore, per l'erba, per la vita in comune, quella che si fa 12 ore al giorno. A trenta-quarant'anni se non si è riusciti a rompere; è biologicamente, economicamente difficile riuscire a farlo.
Iniziare a quarant'anni è difficile anche perché alle spalle ci sono due ventenni di condizionamento fascista, borghese che è ben difficile buttare a mare. Al convegno di lotta continua a Bologna, uno criticando il giornale mi ha detto severo severo: <ti sembra da comunisti andare a fare il bagno nudi?> Era un operaio caro compagno tutta-fabbrica; e chi poteva essere se non un operaio <vecchio?> (O forse... potevi essere tu!) Non c'è disprezzo in queste parole, c'è solo amarezza; è del resto inevitabile che dei proletari educati e condizionati dall'ideologia borghese della famiglia e della morale repressiva, picchino le mogli, chiudano in casa le figlie alle otto di sera e dicono loro <puttana> se si bagnano nude nel torrente.
Rivoluzionario in fabbrica e reazionario in famiglia: è questa una contraddizione che non si risolve solo andando al cinema con loro, magari scopandoci di tanto in tanto, ma senza credere di poterla risolvere totalmente prima della rivoluzione; è necessario affrontarla di petto, considerando il problema esistenziale fondamentale per la formazione dell'uomo nuovo; fin da ora, si deve cambiare la vita.



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