mercoledì 23 marzo 2016

MUSICA,BANDIERE,ERBA,DUE GIORNI DI COMUNISMO


 
BALLABIO:
MUSICA, BANDIERE, ERBA
DUE GIORNI DI COMUNISMO.
Re nudo 25 ottobre 1971 – nr. 8






A mezzogiorno tre ore prima dell'inizio, c'erano già quasi duemila persone sul prato. Ma <persone> non rende bene l'idea: erano duemila compagni, duemila amici, amici con i quali se ci si trova per caso in un gruppo, sul tram, al cinema, eccetera, si trova subito uno sguardo d'intesa.
È stato a questo punto che abbiamo capito che il festival era riuscito: nonostante tutti i pessimismi, le paure, il terrore di commettere uno sbaglio, di capitare in due giorni di cattivo tempo e di trovarsi con il culo per terra.
Tre ore dopo c'erano almeno cinquemila persone: sacchi a pelo, gruppi già formati, altri in via di formazione; c'erano i giovani della <cintura> di Milano, quelli di Brera, quelli di Lotta Continua che se ne erano fregati delle indicazioni di alcuni dei loro dirigenti e che erano venuti su come gli altri, quelli che non credono che la musica freefolkpop sia una cosa che se piace ci si deve vergognare, che si deve essere orgoglioso solo di fare il <vero> militante, serio, preparato, sempre davanti alla fabbrica; che se poi a quelli più giovani piace un prato, aria buona, un panino e un po' di musica allora è un Hippy che per i gran capi è poco meno che un delinquente. Una frase come questa può apparire qualunquistica: ma chi la vede cosi non ha chiara la distinzione fra vecchio e nuovo modo di fare politica.
È un modo vecchio cercare di convincere (volevo dire tirlupinane, ma riconosco la buona fede di costoro) la gente che farà o prepareràla rivoluzione distribuendo principalmente immagini di rivoluzionari inevitabilmente tristi e pallosi e che non la faranno riunendosi in 10000 ad ascoltare musica loro, fuori dai condizionamenti dell'industria discografico musicale, in una atmosfera di consumismo (nei fatti non a parole) e di solidarietà come raramente si trova nelle manifestazione o nei gruppi. E poi, e qui un brivido di raccapriccio corre nelle religiose represse spine dei religiosi repressi leaders, tutti fumavano.
Non Marlboro o Kent naturalmente; oppure Gitanes o Gauloises che fanno venire subito il fiatone quando si scappa con i poliziotti al culo. No, si fumavano joints, erba, chilums, eccetera. Si fumavano droghe. Si fumava hascish o marijuana: le sigarette passavano di mano in mano, tra persone che pochi minuti prima nemmeno si conoscevano, tra lo sguardo attento e impotente dei porci, quello incerto dei lottacomunisti, quello vacuo e ottuso dei ragionieri di Lecco e dintorni saliti con gilet di maglia e cravatta, e in alcuni casi con moglie e bambini a vedere gli <hippies> e i capelloni.
E le spie non potevano fare nulla: erano decine, e gli altri quelli che commettevano vari reati: fumavano, si divertivano, erano allegri –tutti delitti gravi in questa società – erano migliaia. E queste migliaia non hanno avuto nulla da temere finchè sono stati insieme. Insieme si è forti, <insieme si vince>. Solo quando alcuni hanno cominciato a ritornare alla spicciolata, sgranandosi lungo i sessantadue chilometri da Ballabio a Milano la polizia ha potuto intervenire, intimidire reprimere:
trecento i fermati, tre gli arrestati. Probabilmente questi ultimi erano già stati identificati dai guardoni in borghese, seguiti fino alla macchina, poi la targa era stata comunicata via radio ai blocchi stradali.
Bravini questa volta. Se faremo, e lo faremo, un altro festival apriremo meglio gli occhi, le orecchie, e all'occorrenza un canile per i canipulotti.


IL MESSAGGIO CHE PUBBLICHIAMO QUI, AVREMO DOVUTO LEGGERLO AL FESTIVAL, MA LA CENSURA DEL CARCERE L'HA TRATTENUTO IMPEDENDO CHE ARRIVASSE IN TEMPO.


Compagne e compagni
non abbiamo notizie precise circa il vostro raduno. Tuttavia ci è gradito far giungere a voi tutti un saluto, nostro e di altri compagni detenuti. La funzione dei festival è stata ultimamente sfruttata, come spesso accade a tutte le manifestazioni spontanee giovanili.
Il fatto che al vostro raduno non partecipino noti complessi, che non esitano a vendere la loro merce a gruppi editoriali borghesie a impoverire l'immaginazione del pubblico cristallizzandone ogni possibile forma di creazione e spontaneità, dà garanzia di serietà del vostro raduno.
Noi, pur essendo in carcere, non siamo insensibili a queste iniziative che hanno una enorme importanza al fine di creare un movimento alternativo alle strutture di spettacolo borghese.
Siamo pienamente d'accordo e solidali con la campagna che da tempo <RE NUDO> conduce contro lo sfruttamento organizzato dalle forme di espressioni e di manifestazioni giovanili.
Questa società di merda, con la creazione di miti sostenuti dai suoi mezzi di informazione, non esita a ridurre a merce -con relativo prezzo- la nostra immaginazione artistica e creativa.
A nostro avviso riteniamo giusto insistere nella campagna che è stata condotta sotto la parola d'ordine:
<il biglietto non si paga, lo si prende!>
E' un modo, questo, di fare politica e lottare tutti insieme per una società con un volto più giovane, più umano.
Salutiamo tutti, a pugno chiuso.
Sante Notarnicola – Carlo D'amario











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